lunedì 25 aprile 2011

Lo studente di Storia dell'Arte

BEA: Invece del panettone mangiamo un uovo sbattuto e una patata lessa.

MARISA: Il panettone ci piacerebbe, ma non c'è; ci sono invece un uovo, una patata, una bottiglia d'olio e un limone.Facciamo lessare una patata e con l'uovo e l'olio gireremo nella scodella con il cucchiaino per la maionese, alla fine aggiungeremo il limone.

B: Ho fame di patata lessa con maionese. Ho voglia di parlare!

M: Ti parlo per iscritto; come hai fatto, Bea, a Cambiare la voglia di panettone con la patata lessa e la maionese?

B: Perchè ho cambiato la mia voglia, tu mi chiedi? Dato che il panettone non c'è rimane solo un'idea, invece la patata lessa c'è, quindi è reale.

M: La tua voglia di panettone non è reale?

B: Sì, era reale, ma il panettone non potevo mangiarlo, quindi non potevo sfamare la mia voglia reale. Invece con la patata lessa e la maionese posso sfamare la mia voglia, anch'essa reale.

M. Perchè hai detto: < Ho voglia di panettone >, allora, e non semplciemente < Ho fame >?

B: Sono stufa di rispondere a domande del genere.

* Conversazione tra la'artista Marisa Merz e la figlia Bea, 1960.

sabato 23 aprile 2011

Il Padre

Avete presente quel fumetto vecchio, le strisce che uscivano sui giornali un bel po’ di tempo fa. Non mi ricordo il titolo, c’erano questi bambini che facevano sempre un sacco di discorsi super intelligenti, ma invece erano tipo all’asilo. E ce n’era uno che suonava il piano, l’altro giocava a ... boh. Ce l’avete presente no? Era famoso. Non ricordo neanche su che giornale usciva.

Ne ho trovata una striscia accartocciata nella giacca di mio padre, insieme a un tappo di bottiglia, tre pezzetti di vetro e dello spago stretto in uno strano nodo.
Era una di quelle su quel cane , Woopy? Scooby? No quello era l’altro. Insomma, era una di quelle in cui sta sulla cuccia e pensa a qualcosa.
Quando lo leggevo da bambino mi ci scervellavo sopra. Come diavolo faceva a stare in equilibrio steso su quella cuccia? Lui era chiaramente tondeggiante, e il tetto di quella casetta era a doppio spiovente, di sicuro con un bello spigolo in cima. Doveva fare anche parecchio male.
Credo di averlo chiesto a mio padre, una volta, e mi diede una risposta molto lunga e complicata che ora non ricordo. Forse già a quel tempo non ci si poteva più fare molto affidamento. Sarà stato sulle anatre e le lenti antigraffio, o qualcosa del genere.

Da piccolo mi piaceva davvero tanto quel fumetto. Dicevo sempre a mio padre di tenermi la pagina per leggerlo, ma se ne dimenticava sempre. Non si ricordava quasi nulla.

E’ così che è cominciata.